di Bella_Figheira il domenica 13 febbraio 2011, 20:58
Durante il viaggio Pescara-Milano ho guardato l’orologio innumerevoli volte: l’arrivo è previsto alle 13.25 e, non appena metto piede a terra, devo passare in libreria, scapicollarmi a casa, lasciare le valigie, preparare la borsa, prendere l’autobus e, finalmente, arrivare all’ormai ben noto numero 27 di Corso Sempione. Ce la farò?
È una giornata strana: la città è silenziosa, sembra semivuota, eppure non è una “domenica a piedi” organizzata dal Comune per favorire l’abbassamento dei livelli di PM 10.
Io mi sento strana: in me si accavallano voci, parole, immagini di quello che stiamo per vivere, di quello che forse vivremo (avevo chiesto alla responsabile RAI se sarebbe stato possibile incontrare Anna prima o dopo la trasmissione) e di quello che vivrò di lì a due giorni (l’essere stata da Anna mi ha dato ancora più carica per affrontare l’esame).
In fila fuori dalla sede ci sentiamo solo io e mia sorella (nel giro di un quarto d’ora ha fatto in tempo a credere di aver visto Tullio e Massimo proprio lì fuori) che parliamo di Anna.
In fila dentro la sede ci siamo dette che quasi quasi prossimamente ci torniamo, magari in un pomeriggio di pioggia, perché è stata un’esperienza formativa: dipendenti che ti passano accanto con scatoloni pieni di “fuffa”, come testimonia inequivocabilmente una scritta; gente così disperata che si fa tutta la trafila apposta per cercare di racimolare qualche firma di genere politico; signore che mi piantano gli occhi addosso dopo aver sentito che la responsabile RAI mi aggiorna sulla situazione del possibile incontro.
Però, accanto a noi, passa anche Anna e sento un’emozione fortissima, perché inaspettata, insperata. Dalla nostra posizione vediamo il suo camerino, ogni centimetro del nostro corpo è proteso verso quella porta color giallo smorto: speriamo di vederla ancora a pochi centimetri da noi ma invano.
Quando è il momento di lasciare le giacche e le borse, la situazione è drammatica: cosa portare? Escluso il libro, abbiamo un attimo di tentennamento sulla macchina fotografica ma, se durante le riprese dovesse vedersi, sarebbe un casino. Alla fine ci dividiamo cellulare con potente fotocamera, penna e fogli volanti.
Poi si entra: forte dell’esperienza precedente, stavolta scelgo posti dalla visuale perfetta e…aspettiamo.
Quando Anna sbuca da dietro le quinte, l’attesa è finalmente finita e sento un brivido che mi prende, uno dopo l’altro, lo stomaco, il cuore, il cervello.
La Divina è lì ed io mi lascio ubriacare dalle sue parole, dalle sue espressioni, dalla sua gestualità.
Non abbiamo potuto incontrarla, ma ce l’ho fatta, ce l’abbiamo fatta, a raggiungere uno scopo ancora più importante: lei ha saputo che c’eravamo, che eravamo lì apposta per lei. Questo ci ha reso fiere di essere andate, nonostante incombessero esami universitari per entrambe.
A proposito, in bocca al lupo, sorella!
Salve! Oh ciao! Sono Bella Fighejra!
Mi pare ormai afferrato il concetto che sono proprio una gran bella fighejra