Italiani si nasce…e noi lo nacquimo/1 (scritto il 10-12)Per farvi capire in che stato sono tornata a casa e perchè mia sorella ed io STASERA CI TORNIAMO, cominciamo dalla fine. Ho cenato all’una e mezza di notte con una merendina sottomarca e ho dormito in un letto senza copriletto nè lenzuolo. C’ero io sotto le coperte e sopra il materasso, senza intermediari. – Ma io sopra o sotto? –
Il pomeriggio dell’8 avverto un nervosismo strano, non so perchè il pensiero che qualcosa possa andar male mi rincorre tanto quanto io cerco di sfuggirgli. Comunque non me ne importa niente, io so che in qualunque situazione sarei capace di abbattere qualsiasi cosa si frapponga tra me e Tullio (Tullio? Tullio?? Tullio, dove vai? Tullio non ci lasciare! Tormentone della serata da pronunciarsi con vocetta tendente all’isterico e da me inventato, insieme a “Ridatemi Giacomo!”. Chi ha visto/vedrà lo spettacolo non abbia dubbi su quale Giacomo!) e questo mi tranquillizza molto. Tuttavia non si tratta solo di nervosismo ma anche di (tanta) emozione per la sorpresa che Inoiosa ed io abbiamo fatto a Miss Lecco (assurta al rango di sorella adottiva ormai da tempo): per Natale, infatti, le abbiamo regalato il biglietto dello spettacolo! D’altronde chi avrebbe avuto il coraggio di lasciarla a casa? Sola, piccola e nera?
Davanti al teatro seguono le solite, magnifiche e doverose foto con la locandina del teatro e dintorni. Le mie due sorelle trovano persino il tempo di fare beneficenza a degli sconosciuti…sì che a Natale siamo tutti più buoni però 10euro10 a testa! Roba che quelli dopo li avranno spesi per andare a festeggiare! E quando mai prima d’allora l’avevano visti quei soldi tutti insieme???
Intanto ci raggiunge nicronz, che ci avrà preso non so neanch’io per cosa, non mi sovviene alcun aggettivo che renda a sufficienza l’idea. Pazze? Assatanate? Con il cervello che si liquefa al pensiero di Tullio (Tullio? Tullio?? Tullio, dove vai? Tullio non ci lasciare! Praticamente adesso parto ogni volta che lo nomino..!)? Tutto giusto, nicronz, non ti preoccupare e, anzi, se ti viene in mente qualcos’altro fai pure! A parte ciò, sono stata contenta di conoscere un nuovo triofilo.
Inoiosa, Miss Lecco ed io siamo tutt’e tre fuori come balconi: come pecore ci mettiamo in fila allo sportello “Ritiro biglietti online” quando i biglietti ce l’ho io in borsa. E’ solo l’inizio.
Per fortuna Nicronz sa già dove si trovano i camerini e ci edulcora in anticipo, ma so che quest’argomento non è mai da dare per scontato quindi, come al solito, mi premuro di chiedere alla maschera le informazioni necessarie. Il direttore artistico, che passava di lì in quel momento e al quale spiattello subito che siamo del fan club ufficiale, mi dice che non dovrebbero esserci problemi e che mi darà conferma durante l’intervallo. Se ne ricorderà? Intanto i nostri posti in terza fila ci aspettano!
Lo spettacolo è un concentrato di bravura, humour, personaggi (Nea e Neo!) e battute talmente inaspettate e geniali che ti chiedi “Ma come gli è venuto in mente?”. Azzeccatissimi sono, poi, i riferimenti all’attualità e i costumi, signori, i costumi! Io mi sono innamorata degli infradito di Tullio (Tullio? Tullio?? Tullio, dove vai? Tullio non ci lasciare!) e anche di una certa vestaglia e di un certo accappatoio (quest’ultimo visto in camerino, però)…!!!!
E che dire delle canzoni cantate da Tullio (Tullio? Tullio?? Tullio, dove vai? Tullio non ci lasciare!)? Mi prende una stretta allo stomaco talmente forte quando ci ripenso che neanche riesco a scrivere…su una, in particolare, i nostri ricordi triofili si rincorrono, gioiosi e malinconici insieme, e nei nostri cuori e nelle nostre menti si affacciano d’improvviso i volti di Anna e Massimo.
Ecco cosa mi ha scritto mia sorella di quel momento magico (che è uno di quelli per cui è valsa la pena tornare a teatro), una volta tornate a casa: “Pensa, quella canzone a noi ricorda certe cose, e per Tullio idem, eppure era come se fosse normalissimo, lì…e invece ogni gesto, ogni parola era riferita a una vita prima, a un’esperienza, a quello che ormai è un suo e nostro codice…è bellissimo.” È un momento emotivamente fortissimo, che, nell’arco di pochi minuti, ciclicamente ti uccide e ti restituisce a nuova vita.
Insomma, in questo spettacolo si ride dall’inizio alla fine, ma nessuna risata è fine a se stessa, anzi!
E dall’inizio alla fine non mancano i riferimenti triofili, e questo è meraviglioso, sia perché è la testimonianza di come ognuno di loro porti con sé un po’ degli altri due in ogni nuovo spettacolo, sia perché noi triofili ci sentiamo nel nostro habitat naturale!
Lo spettacolo finisce (e anche qui parte il tormentone “Tullio? Tullio?? Tullio, dove vai? Tullio non ci lasciare!”) e, come nella migliore tradizione triofila, ci ricongiungiamo con nicronz e ci catapultiamo verso i camerini, guidati dal suddetto direttore artistico, il quale durante l’intervallo si era effettivamente ricordato di darmi conferma.
Siamo i primi a entrare nel SUO camerino, anzi io sono proprio la prima visto che i miei compagni d’avventura fanno un passo indietro quando vedono quella porta socchiusa. Appena lo intravedo, lancio un gridolino tipo “Ah!” e lui si gira e mi sorride. Dallo sguardo che mi fa sono quasi certa che mi abbia riconosciuta. Ecco, ancora non ho neanche varcato LA porta che già sono morta.
Ci saluta dicendo qualcosa tipo “Ah, eccovi!” e mi tende la mano. Io sorrido estasiata e più o meno in coro gli diciamo “Ciao!”. È una situazione di panico totale: io ho entrambe le mani plurioccupate e per cercare di liberarne una o almeno una sua parte mi metto il pennarello in bocca, ma subito mi rendo conto di quanto sono ridicola. Gli altri sono proprio dietro di me, ma non li sento neanche respirare. Consapevole di dover superare questo infinitesimale momento di impasse e, soprattutto, della necessità di parlare, sento che mi sblocco, mi sciolgo - come sempre mi succede a questo punto della storia. E, come se fosse un amico visto appena l’altro giorno, con una naturalezza che ha lasciato di stucco persino me stessa mentre mi sentivo pronunciare quelle parole, gli dico “Aspetta un attimo che mi poggio qui, eh?” (cioè poggio la roba sul tavolino). Mentre faccio questo movimento, sento il suo sguardo su di me e ancora muoio. Ma soprattutto continuo a sentire un silenzio tombale dietro di me.
Poggiata la roba sul tavolino, mi giro verso di lui e gli dico “Adesso ti do anche un bacio!”. Wow! Lo abbraccio e gli do DUE baci.

Non appena mi avvicino alle sue guance, sento un paradisiaco odore di crema struccante/idratante: le mie narici e le mie labbra si sentono un po’ come Ulisse con le sirene! E di nuovo muoio.
Poi mi giro e finalmente mi accorgo che gli altri ci sono ancora…in tutto questo tempo non hanno spiccicato parola!
Chiedo a una signora di farci gentilmente una foto tutti insieme e mentre siamo lì, con il cuore che gioca a pallino rimbalzino col muro di fronte, si sente il tonfo del dvd di mia sorella, che ha le mani e le braccia talmente occupate che sembra porti un cesto di frutta! Ci ricomponiamo e sento una mano che mi stringe la spalla destra. Penso “Oddio, Tullio!”, invece poi scoprirò che era solo quella smandruppata di Inoiosa!
A questo punto sta per cominciare tutta la sequela degli autografi e allora gli dico “Sì, sì, siamo sempre noi: Inoiosa, io e qualche volta Miss Lecco!” A me ne fa uno su I Promessi Sposi (secondo il Trio) e, quando me lo restituisce, non riesco ad afferrarlo e cade. Allora lui dice “Ecco, oggi se non cade qualcosa ci preoccupiamo!”. Quindi gli do il cofanetto del dvd e, porgendogli il pennarello, dico “Vai di pennarello!” e aggiungo “Abbiamo lo strumento adatto per ogni occasione!”. Olè!
So che per Miss Lecco si tratta del primo autografo, e già nel pomeriggio avevo cominciato a pensare a cosa fare per renderglielo speciale. Quando è il suo momento mi rivolgo a Tullio e, metaforicamente, gli getto un amo, sicura che lui non lo lascerà lì a penzolare nel vuoto, dicendo “Per lei è la prima volta, è il suo primo autografo!”. Lui ovviamente coglie al volo. E speciale l’autografo lo è davvero: “A Maria, viva la prima volta”.
A un certo punto, sul tavolo, in mezzo a migliaia di altre cose, vedo una pila di cartoline con la sua immagine e ho un sussulto. Ne prendo una, me la stringo al petto e con gli occhioni dolci e le ciglia che sbattono, gli chiedo: “Posso?”, e lui “Vuoi che ti autografi anche questa?”. Sììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì.
Stremato, ci chiede se poi lo lasceremo andare a casa. Sento un “No” provenire da qualche parte, poi sono sopraffatta dal pensiero che è davvero il momento di andarcene e allora mi avvicino a lui e gli chiedo “Posso baciarti di nuovo?”.
Woooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooow
All’ultimo momento ci dice “Conservatevi bene!” e io gli rispondo “Ma dai, che ti conservi meglio tu di tutti noi!”.
Mentre usciamo dal teatro passiamo accanto a tutti i vestiti di scena, allora io, rivolgendomi a parrucche, scarpe e quant’altro mi capiti di vedere, comincio a ripetere ossessivamente “Ciao Tullio, ciao Tullio, ciao Tullio”.
Tullio? Tullio?? Tullio, dove vai? Tullio non ci lasciare!
Facendo la strada di casa mi accorgo subito che c'è qualcosa di diverso: proprio quella sera, poco prima che tornassi io, hanno tolto la gigantografia della faccia di Tullio. Ecco, il cerchio ora è chiuso.

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- Noi, sole con Tullio :)
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