Da sabato a sabato, da Genova a Montepulciano, dalle
Pillole di gaiezza alla presentazione de
I Promessi Sposi secondo il Trio: questa settimana sono stata bi-valente!
Ecco tutti i retroscena.
Sala del Minor Consiglio, Palazzo Ducale, Genova: la sala è strapiena in ogni ordine di posto, vengono aggiunte sedie a destra e a manca e la gente si siede anche per terra. Nel passaggio da una conferenza all’altra non se n’è andato praticamente nessuno e, anzi, una signora si avvicina a me e alla Flora e ci dice: “È incredibile, sono venuta qui tutti i giorni da quando il Festival del Comico è cominciato e non c’era mai nessuno; oggi stiamo come le sardine!”.
Sarà l’effetto Tullio?

Le persone continuano a entrare, poi improvvisamente lo vedo venire avanti tra la folla e non riesco a trattenere un “Oh, m…a!”. Lui mi sta guardando dritto negli occhi e dubito che non sappia leggere il labiale. Beeene!
La conferenza finisce e comincia la nostra odissea: noi ci dirigiamo verso l’uscita, Tullio invece sembra dirigersi verso l’ascensore con il direttore dello Stabile.
Panico.
Aspettiamo qualche minuto nell’atrio antistante la sala, ma sembra essersi volatilizzato.
Panico.
Bisogna prendere una decisione molto rapida, forse lo stiamo perdendo.
Nota: da qui in poi io farò tutto con la videocamera ancora montata sul cavalletto, chè non avevo neanche avuto il tempo di occuparmene.La decisione è di catapultarci giù per le scale e cercare di capire dove l’ascensore termina la sua corsa.
Ci siamo.
Siamo lì, fuori dall’ascensore, con i muscoli in tensione e il cuore che ci dice di non mollare, di non rassegnarci: non è nello spirito triofilo. Le nostre facce, però, dicono tutt’altro.
Ora bisogna prendere una decisione risolutiva.
O giù o su.
O fuori dall’ascensore o fuori dall’atrio.
O dentro o fuori.
E alla fine saremo fuori.
Dall’atrio.
Il fuori giusto.
Dal nulla si materializza davanti ai nostri occhi, sta ancora parlando col direttore dello Stabile. Scalpitiamo, a debita distanza.
Mi vede, per un breve momento mi guarda ancora una volta negli occhi.
E di me non resta altro che un mucchietto di cenere ai piedi della Flora.
Aspettiamo ancora.
E poi eccolo venire nella nostra direzione…ma solo perché la moglie lo sta aspettando dietro di noi
Lo fermo.
“Ciao Tullio, scusa ci faresti un autografo?”
“Certo”.
Ci scruta con lo sguardo di chi sa di averci già viste. “Sì, siamo sempre noi, quelle di Genova, anche se io di Genova non sono…”.
“Aaaahhh, ecco! Allora, che ci scriviamo nell’autografo?”
“Non lo so, non mi permetterei mai di suggerire qualcosa…”.
Ed eccola lì, la perla: A Chiara, rieccoci.
Non ti delude mai.
C’è tempo anche per le foto: da quanto la mia è mossa potrete capire qual era lo stato d’animo della Flora. Moltiplicate il tutto per 100 e capirete anche quanto tremava mentre intervistava Massimo.
Ma ancora non è finita.
Scendiamo la prima rampa di scale, ma poi ci appoggiamo su un gradino perché io devo ricompormi, se non voglio perdere qualche pezzo. Lui ci supera. So che i genitori della Flora ci stanno aspettando al piano terra, ai piedi delle scale. Penso e contemporaneamente dico: “Dai, sbrighiamoci, facciamo un’uscita trionfale, facciamo vedere ai tuoi genitori che usciamo alle spalle di Tullio, come se fossimo le sue guardie del corpo!!”. E per una rampa di scale lo siamo state.
La Flora mi getta le braccia al collo, io la stringo forte.
Ecco, ora è finita. Da Genova, perlomeno.
Postilla: in questa mio weekend a Genova siamo anche andate in pellegrinaggio in via Palestro 9, che Massimo aveva detto essere la pensione dove alloggiava all’inizio della sua carriera, quando era in città. Poco distante da quello che ora è un anonimo palazzo abbiamo avuto la testimonianza concreta dell’Uno e Tri(n)o, o anche del “prendi tre, paghi uno!”. Guardate la foto!
Antico Caffè Poliziano, Montepulciano: il Caffè è una delle perle che, messa insieme alle altre, forma quella collana magnifica che è la cittadina toscana. Ma questa volta non può reggere il confronto. Tullio entra nella piccola sala da tè - anche qui stesse scene di sovraffollamento - ed è bello come il sole.

L’intera Montepulciano non può nulla.
L’ambiente è troppo angusto perché possano esserci imprevisti. Stavolta mi riconosce subito e mi saluta calorosamente, regalandomi un sorrisone e due baci. Porta un dopobarba, o un profumo, che è la fine del mondo. Io aspiro quanto più posso. E con un filo di voce: “Avevo anche questo weekend libero…però stavolta solo una foto, perché di autografi, come sai, ne ho tanti..!”.
La foto, fatta da me perché non volevo rischiarne un’altra terremotata, dice tutto.
Presto arriveranno tutte le foto e allora sarà il caso che vi sediate un momento per riprendervi.
