Un capolavoro di modernità vestita con gli abiti del Settecento, in cui Tullio arriva con asciutta intensità al cuore del tormento di Salieri, usando tutti i registri di un grande attore. E Aldo Ottobrino è capace di esprimere tutta la disperata solitudine del giovane Mozart, nascosta sotto un groviglio di spudoratezza."
Ecco, se dovessi buttare giù una recensione seria dello spettacolo, la scriverei esattamente come il Teatro Elfo Puccini ha fatto nel suo cartoncino di presentazione.
Invece vorrei subito dire che l'ho trovato...spiazzante! Sì, è stata questa la prima sensazione che ho provato già durante le scene iniziali: la rabbia di Salieri contro Mozart ma, in realtà, contro Dio che ha concesso a questo ragazzo un dono che egli non sembra in grado di apprezzare, l'utilizzo di un linguaggio a tratti triviale e di atteggiamenti spudorati e un Mozart che sicuramente non è quello che ti hanno insegnato a scuola o che, comunque, è presente nell'immaginario collettivo. Ben presto mi ritrovo a chiedermi se sto davvero vedendo uno spettacolo su uno dei più grandi compositori musicali che la storia abbia avuto. A testimonianza del senso di straniamento di una parte del pubblico, al termine dello spettacolo sentirò una signora dire "Ma è possibile dissacrare Mozart in questo modo??".
Io, però, so bene che spesso i personaggi storici non erano davvero come ci sono stati trasmessi dalla storiografia e non lo trovo dissacrante ma semplicemente un (fantastico e originale e...in costume!) modo per conoscere il vero Mozart.
Indimenticabili per me i momenti in cui Tullio è solo sul palco e inveisce contro Dio: vederlo è una lectio magistralis di occupazione dello spazio scenico e uso della voce.
